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Sapore di clinto (quindicesima parte)

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Si sedettero sul basso divano, appoggiati l'uno all'altra, ed il giovane assunse la sua solita aria meditabonda.
"Vedi Cinzia, a questo punto io non so più cosa fare; non posso andare dalla polizia, ma non posso neanche tacere; c'è andata di mezzo troppa gente. Vorrei che mi aiutassi anche tu, in questo momento, anche se ci vai di mezzo pure tu, ci va di mezzo tuo padre, ci va di mezzo ... cioè, dentro ci sono troppe cose, troppi interessi. Io posso dire dov'è Bruno Spagnolo e, a questo punto, vengono fuori tutte quelle morti, troppi morti. Ma queste morti risulterebbero inutili perché, in pratica, non ci sono prove; e se le prove ci fossero, se esistessero, gli interessi dei responsabili sono troppo vicini a quelli dei molti che detengono il Potere; perciò otterremmo solo l'insabbiamento delle indagini, da una parte, ed una spiacevole morte mia, sull'altro versante. E' ampiamente dimostrato che il Potere non si cammina sui piedi: ricordi i famosi pretori d'assalto, quei tre giovani pretori che fecero quanto era in loro potere per far luce sui fondi neri ai partiti, tanto per citarne una? Ora sono responsabili di piccole preture ed il parlamento è stato mobilitato per ridurre il campo d'azione dei pretori, questi giudici 'sui generis'.
Tornando a noi: non posso lasciar perdere tutto, da quest'indagine è venuta fuori una verità fatta così, molto scomoda; cosa posso fare? Ho il diritto di andare alla polizia e raccontare tutto quello che so? Faccio questi ragionamenti con te per una ragione molto semplice: per me è più importante il tuo giudizio, in questo momento, del mio. A me sta bene quello che dici tu".
Lei lo guardò con una strana risolutezza nello sguardo.
"Sì, penso che forse è meglio andare dalla polizia".
Lui la guardò con uno sguardo, per la prima volta da quando lo conosceva, insicuro.
"Guarda che forse è meglio pensarci ancora un po', prima".
Decisero che, per aiutare la riflessione, avrebbe giovato un altro whisky. E dopo, un altro ancora.

Pochi minuti prima di mezzanotte, Filippo Maria riprovò a telefonare a Titta; ma il segnale di libero suonò lungamente nella cornetta.
Il giovane capì che qualcosa non andava e decise di andare a casa della ragazza.
Mentre usciva dall'abitazione, accompagnato da Cinzia, Pippo ebbe una delle sue, non rare, riflessioni filosofiche.
"Vedi, tu all'inizio eri solo uno strumento, per me: la chiave per entrare nel mondo di Bruno e compagnia bella. Ora, però, sono io uno strumento nelle tue mani: farei qualunque cosa tu mi chiedessi, perché so di amarti".
La ragazza si volse, lo guardò brevemente con un sorriso e gli buttò le braccia al collo, baciandolo con passione.

Salirono sulla Stratos e Filippo Maria, come sua deprecata abitudine, abbassò il finestrino, incurante della rigida temperatura esterna.
Al semaforo, rosso, di via Orlando, un'altra macchina gli si affiancò: una Giulia verde con due brutti ceffi all'interno, anche loro con il finestrino abbassato.
Il napoletano vide scattare il verde e contemporaneamente, con la coda dell'occhio, un qualcosa buttato dalla Giulia nella sua macchina. I suoi riflessi, appannati dall'alcool, non gli fecero riconoscere la bomba a mano fissata ad una bottiglia di benzina.
Si girò verso Cinzia e la Stratos esplose.

Olcese uscì da casa per andare al piccolo commissariato, in uno sperduto paesino dell'entroterra siciliano e, nella cassetta delle lettere, trovò una lettera di Mendolia, il suo noioso ma fido aiutante dei bei tempi di Genova.
Maledisse una volta di più tutti i suoi superiori in blocco che, con quindici giorni appena di preavviso, lo avevano spedito in quel buco dimenticato da dio, ad occuparsi di abigeati come un neo-commissario qualsiasi.
Sospettava che quel trasferimento fosse stato caldeggiato da molto in alto, ma non riusciva a comprenderne il motivo.
Osservando la missiva, decise che in ufficio poteva anche arrivarci con dieci minuti di ritardo (per quello che aveva da fare, poi!) e si sedette al tavolo di una bettola pomposamente definita, dall'insegna, 'bar Turi'.
Ordinò un bianchine ed aprì la busta gonfia. "Egregio Signor Commissario Olcese dottor Antonio, Le scrivo questa mia per informarLa dei tristi avvenimenti accaduti a Genova. Dopo la morte del Suo conoscente Zanelli Giorgio, come Ella senz 'altro ricorderà, (Olcese era intimamente divertito dallo stile cerimonioso dell'infernale e formalissimo Mendolia) ho ricevuto da Lei l'incarico di sorvegliare, in via del tutto riservata, informale e personale, come Ella mi aveva a suo tempo richiesto, la di lui fidanzata, tale Campora Tiziana, conosciuta con lo pseudonimo di 'Titta'. (Diminutivo, Mendolia, non pseudonimo!) La nominata Campora Tiziana aveva avuto, come già era stato comunicato a suo tempo, rapporti di amicizia con tale Greco della Rovere Filippo Maria, di sesso maschile; (Ma com'era possibile che quello si ostinasse a non credere che anche un uomo si può chiamare 'Maria' di secondo nome, senza che ci sia niente di male?) tale Greco della Rovere ho ragione di credere che abbia svolto indagini, non regolarmente autorizzate dalla magistratura, nelle province di Genova e Milano concernenti l'incidente stradale occorso a Spagnolo Bruno e con esito mortale per lo stesso. La succitata Campora Tiziana, sono dolente di comunicarLe, è deceduta in seguito alle lesioni ed alle sevizie riportate in seguito ad opera dì stupro perpetrata nei suoi confronti. Dai risultati dell'autopsia risulta che la morte è sopraggiunta in seguito a strangolamento della stessa, mediante filo di ferro trovato avvolto attorno al collo della medesima... (Cosa cazzo ha scritto, quel coglione?)
Olcese rilesse l'arduo periodo ed afferrò, finalmente il significato della prosa del suo ex sottoposto. Sentì una lacrima bruciargli in un occhio, ma proseguì la lettura.
... come da allegati ritagli stampa. Tale Greco della Rovere Filippo Maria, nell'arco della stessa serata, è rimasto vittima, congiuntamente con la di lui accompagnatrice Righetti Cinzia, (cfr. rapporti informali precedenti), di attentato dinamitardo ad opera di sedicente Fronte Armato Rivoluzionario, (FAR? E chi l'ha mai sentito?) attentato rivendicato mediante telefonata al quotidiano genovese 'L'avvisatore Ligure', annunciante l'uccisione di 'porco capitalista e guerrafondaio', come da allegati ritagli stampa. Due giorni più tardi, tale Righetti Riccardo, padre della defunta Righetti Cinzia, si recava nel commissariato diP.S. di Genova-Foce e dichiarava al funzionario di turno di voler rendere piena confessione per gli omicidi di Campora Tiziana, Greco Filippo Maria (sic!) e la di lui figlia Righetti Cinzia in qualità di mandante. Tale dichiarazione ho raccolto io, brigadiere diP.S. Mendolia Antonio, in qualità di amico personale del funzionario, coperto dall'anonimato, di cui sopra, essendo egli l'unico sopravvissuto, al momento dell'attentato dinamitardo che ha distrutto il succitato commissariato, causando la morte di tre agenti dì P.S. e del succitato Righetti Riccardo. Tale dichiarazione del summenzionato funzionario possa essere da Lei considerata strettamente confidenziale, essendo in seguito deceduto il succitato funzionario a seguito di 'complicazioni polmonari'. Il succitato attentato al Commissariato di P.S. è stato rivendicato da sedicente Gruppo Armato per il Comunismo (Anche questo GAG, adesso; ma chi cavolo è tutta questa gente?) come da allegati ritagli stampa. Una mia richiesta di informazioni, mi ha portato ad appurare che le summenzionate sigle risultano sconosciute all'Ufficio Politico detta Questura di Genova, come anche agli Uffici Politici delle altre Questure del Paese. Con quanto scritto, il sottoscritto considera concluso il presente rapporto confidenziale. Il sottoscritto rimane in attesa di Sue ulteriori disposizioni e porge rispettosi ossequi.
Brigadiere diP.S. Mendolia Antonio
Lettera personale redatta in N. 1 (una) copia".

Olcese non si fece più scrupolo e pianse come non faceva da anni; i pochi amici che aveva avuto, i soli amici della sua carriera di pulotto (esclusi i colleghi-amici, ovviamente), erano tutti morti. E tutto perché avevano ronzato attorno al caso Spagnolo.
Cosa nascondeva quel maledetto incidente? Chi diavolo c'era dietro? Che senso c'era? Perché?
Prese la sua decisione: appena arrivava in ufficio, avrebbe chiesto il trasferimento a Genova e avrebbe ottenuto la riapertura del caso Spagnolo; oh, se l'avrebbe ottenuta!
Andò al banco, pagò la consumazione ed uscì, con passo deciso, dalla bettola. La piazza del paese era deserta ed una bava di vento sospingeva, pigramente, un pezzo di carta. Gli aveva fatto sempre un po' impressione attraversare quella piazza col monumento ai caduti delle due guerre, al centro, contornato da una stretta aiuola di erba rinsecchita dal sole, ma l'attraversò con piglio risoluto, come il Signor Commissario doveva fare, in quel buco sperduto.
Giunto a circa cinque metri dal portone del piccolo commissariato, venne raggiunto da quattro colpi di pistola calibro 9 parabellum e non si accorse neanche di morire.
L'assassino si avvicinò al cadavere, lo scosse con un piede e lo frugò rapidamente, impadronendosi di una busta, annullata a Genova, e della lettera che vi era contenuta. Finite queste operazioni si allontanò a bordo di una Giulia azzurrina.
Nessuno aveva visto niente.

Da 'L'Avvisatore Ligure' del 29 febbraio 1978:
"… nel vile attentato il brigadiere di polizia Antonio Mendolia è rimasto ucciso…"

E vissero prosperi, felici e contenti…


===================================== Fine ========================================

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