Here's GENOVA

Sapore di clinto (settima parte)

Home Page
alla Biografia
1a Parte
2a Parte
3a Parte
4a Parte
5a Parte
6a Parte
8a Parte
9a Parte
10a Parte
11a Parte
12a Parte
13a Parte
14a Parte
15a Parte

Quando, finalmente, riuscirono a guadagnare l'interno, si guardarono brevemente attorno.
"Abbiamo scordato un piccolo, ma importante particolare: non sappiamo com'è fatto questo benedetto Aldo Paure; adesso dovremmo levarci dai pasticci in una qualche maniera. Hai qualche idea furba?"
Gianni fece la caricatura de 'l'uomo assorto', ma dopo un paio di minuti sembrò illuminarsi e, sorridendo, propose la sua soluzione al problema.
"Direi che potremmo origliare, facendo finta di niente, se in qualche gruppo c'è qualcuno che viene chiamato Aldo; che ne dici?"
Giorgio mimo, a sua volta, 'l'uomo schifato'.
"Proposta bocciata! Non abbiamo, praticamente, una probabilità a favore".
"E allora che si fa? Ci mettiamo ad urlare: 'Aldo Paure, se ci sei batti un colpo'?"
"Non mi sembra proprio il caso. Considerando che ho anche un po' di mal di testa, proporrei di portare via i tacchi e tentare di ripescarlo stasera, a casa sua".
Gianni approvò la proposta e perciò, dopo una decina di minuti, si ritrovarono nella fresca penembra del soggiorno di Giorgio. O almeno: la stanza che Giorgio, per brevità, definiva soggiorno anche se, ogni volta che usava questo termine, veniva assalito da feroci rimorsi.
Era, quello, un vano piuttosto ampio, paragonato al piccolo appartamento del quale faceva parte (al secondo piano di uno stabile costruito nel primo decennio del secolo); l'appartamento constava di una cucina, arredata con mobili componibili e col tipico acquaio genovese, marmoreo; un .piccolissimo bagno, una camera da letto, occupata da un letto ad una piazza e mezzo, un capiente armadio, una vecchia scrivania con la saracinesca sormontata da uno specchio rotondo ed uno sgabello basso; infine il famoso soggiorno o, come lo definiva lui, "vano plurifunzionale".
Questa stanza era ciò che un inglese avrebbe definito living-room, stanza-per-viverci; una libreria, scaffali, moquette, due poltrone ed un divano-letto scompagnato, l'angolo-musica (sinto-amplificatore stereo, piatto e piastra di registrazione) con i dischi e le cassette, un tavolo rotondo con quattro sedie di plastica e metallo, una scrivania affollata da penne, matite, pennarelli di varie misure, la macchina per scrivere, carte, ricevute ed altro; poi, lampade, cuscini, libri, poster, portaceneri, carte da gioco, piante vere e finte, tutto in un ordinatissimo guazzabuglio. Una stanza come l'aveva sempre desiderata, il Giorgio casalingo, dove ricevere gli amici, dove rilassarsi, o lavorare, dove 'vivere', in una parola. Un posto piacevole, tutto sommato, dove combattere un mal di testa armati di vodka e buona volontà, conversando con un amico, come in quel momento.
"Allora, impiastro, cosa ne pensi di questa faccenda?"
Gianni perse lo sguardo nel vuoto, si raschiò la gola e bevve un sorso di liquore.
"Beh, penso che è complessa e che difficilmente potremo combinare qualcosa. Spagnolo non diceva niente a nessuno, se vuoi il mio parere; la ragione di questa mia convinzione è che, altrimenti, Olcese avrebbe scoperto il movente. Certo, potremmo avere la fortuna di sentire la mezza parola che, messa insieme all'idea che noi abbiamo, potrebbe anche farci capire qualcosa, ma è improbabile".
Giorgio annuì lentamente.
"Ho ricevuto il messaggio: mi stai facendo capire che, se mollassimo, non avresti niente in contrario. D'accordo, ma cerca di capire: hanno tentato di farmi la pelle e sanno, evidentemente, dove trovarmi. Prima, questa faccenda era solo una ... curiosità, ecco; ma adesso ne va della mia pelle; io che sono contrario a giocare sulla pelle degli altri, figurati sulla mia! Comunque, se credi che possa diventare una cosa rognosa, dimmelo serenamente; stiamo parlando anche della tua pelle, in fondo".
Gianni fece una specie di amaro sorriso.
"Capisco perfettamente perché vuoi continuare e, francamente, mi avresti un po' deluso se avessi deciso di mollare. Stai tranquillo: se vuoi continuare, si continua insieme, spalla a spalla, come ai vecchi tempi!"
Negli occhi di Giorgio guizzò un lampo di gratitudine, e sorrise.
"Okei, aspettami; vado a fare il pieno di aspirina e poi decidiamo la prossima mossa".
Scomparve nel bagno e tornò dopo qualche minuto, mentre Gianni era intento a scegliere un disco.
"Avevo intenzione di festeggiare il tuo ritorno tra i 'non doloranti' con un po' di musica; che ne dici di Herb Halpert?"
"Va bene, mettilo… Senti, sono quasi le sette; propongo di cenare qui, poi ci facciamo un bel caffè, e, verso le otto e mezzo, ce ne andiamo a cercare il caro Aldo Paure a casa. Ti va il programma?"
"Mi va, ma a patto che non mi avveleni con le tue porcherie".
"Ma va a farti friggere!"
Così, mentre il napoletano sedeva sul divano ad ascoltare la vivace musica messicana, Giorgio preparò la cena, che consisteva in spaghetti con pomodoro, panna ed origano, cotolette alla milanese ed una montagna di patate fritte.
Dopo un accettabile lasso di tempo, Giorgio tornò nel living-room, portando una fondina colma di spaghetti fumanti, dicendo a Gianni di sedersi a tavola.
Questi annusò rumorosamente. "Se il sapore è simile all'odore, questi spaghetti devono essere 'na sciccheria! Buon appetito".
"Anche a te; ma, per carità, non parliamo delle indagini, mentre ceniamo".
Così, durante il pasto annaffiato da un vino rosso di buona qualità, i due amici parlarono di cose banali, adatte alla concen-trazione necessaria per apprezzare appieno la qualità del pasto. Alla fine, Giorgio si recò in cucina per preparare il caffè: questa operazione, banale per gli altri, era da lui considerata un rito in piena regola.
"Perché vedi ..." aveva spiegato ad un amico, tempo prima "... io, il caffè, lo concepisco unicamente col significato che gli danno nei paesi arabi: il caffè non è la cosa che si offre agli ospiti così, tanto per offrire qualcosa, il caffè è la 'Bevanda', con la bi maiuscola, che si offre agli ospiti importanti ed agli amici 'più vicini al nostro cuore'. Per questo faccio l'impossibile per farlo ottimo o, quanto meno, eccellente. Più di una volta ho rifatto il caffè, anche due volte, perché lo consideravo indegno di un mio ospite".
E ogni volta riempiva la caffettiera e la covava, mentre era sulla fiamma, con l'attenzione e l'amore di una chioccia, sino al momento in cui spegneva il fuoco. Allora prendeva un cucchiaino, mescolava il caffè nella caffettiera ("Altrimenti il primo che verso è acqua sporca, mentre l'ultimo è fin troppo carico"), ne assaggiava un cucchiaino ed alla fine, soddisfatto, lo versava nelle tazzine. Ed era sempre un caffè straordinario, carico da piantarci dentro il cucchiaino. Giorgio lo sorbiva amaro, salvo quando la bevanda non era all'altezza del suo palato (molto spesso, fuori casa!); in tal caso metteva zucchero, la cui quantità era inversamente proporzionale alla qualità dell'infuso.
Solo il caffè del mattino era privato di queste nobili attenzioni (veniva, tra l'altro, corretto con due o tre cucchiaini di zucchero!), "Ma quello mi serve per 'accendere il motore', mica per onorare gli ospiti".
A volte, avendo la prospettiva di una piacevole serata casalinga con gli amici e le carte del bridge, preparava lo 'Irish Coffee', con panna e 'whiskey' irlandese. Ma quella serata non era dedicata ai piaceri della casa e della compagnia, perciò niente panna e whiskey.
Dopo cena ancora un po' di musica, un goccio di porto, quattro chiacchiere ed, alla fine, si accorsero che le otto e mezzo erano già passate da un pezzo.

================================ Fine modulo 19 =======================================

"Decollo rapido, Gianni, che rischiarne di perderlo!"
Si precipitarono fuori dall'appartamento e si diressero, in auto, in via Cocito. Parcheggiarono ad una decina di metri dal portone contrassegnato dal numero otto e puntarono verso la targhetta relativa al "DOTT. PAURE", incrociando un giovane alto, castano chiaro, che stava cominciando a pestare sul pedale di accensione di una Vespa bianca.
Premettero il pulsante del citofono proprio mentre lo scooter, coronando gli sforzi del giovane, si metteva fragorosamente in moto.
"Buonasera, signora; siamo quei due amici che sono venuti a cercare suo figlio, oggi".
"Ma non lo avete incontrato? E' appena uscito con la sua Vespa".
"No, signora, non lo abbiamo visto. Sa mica dove era diretto?"
"Credo al Tonitto: doveva incontrare una sua amica, mi pare".
"Grazie, e scusi il disturbo".
Corsero alla macchina mentre la donna stava facendo colare, nella cornetta del citofono, una mielosa frase-fatta assicurando che non era assolutamente un disturbo, ma anzi un piacere poter risentire nuovamente due giovani così educati e che ...
"Porcaputtana, era lo smaneggiatore di Vespini!"
"Consolati, che almeno sappiamo che faccia ha. Adesso fila al Tonitto rapido come il pettegolezzo, che se ce lo facciamo scappare anche lì..."
Raggiunsero il giovane proprio mentre stava entrando nel locale.
"Sei Aldo Paure?" Quello, stupito dall'energico approccio, annuì.
"Siamo amici di Cinzia, la ragazza di Bruno Spagnolo e vorremmo farti qualche domanda. Ci puoi dedicare un paio diminuti?"
Sorriso timido del giovane. "Sì, ma ... ho un appuntamento con una 'mina' tra pochi minuti e ..." "Non ti preoccupare, non ti facciamo padellare la serata".
Così sedettero ad un tavolo, all'interno del locale, ordinarono da bere e, quando arrivarono le ordinazioni, Giorgio cominciò a parlare.
"Io sono Giorgio ed il mio amico si chiama Gianni. Non ci siamo mai visti prima di oggi, perciò non sforzarti a cercare, nella tua mente, i nostri nomi e le nostre faccie. Arrivo subito al dunque: penso che tu abbia saputo cosa è capitato a Bruno". Aldo annuì nuovamente.
"Come sai, la pula non ha capito un accidente di tutto il matter e così abbiamo deciso di ricominciare daccapo noi, con le nostre teste".
"Cosa siete, due investigatori privati?"
"Niente di così ufficiale: semplicemente, Cinzia ci ha chiesto cosa ne pensavamo, di tutto questo pasticcio, e noi stiamo solo cercando di darle una risposta; possibilmente valida. Per questo ti vorremmo rubare due minuti: per sapere da te, per esempio, chi bazzicava Bruno".
Il giovane raccolse brevemente le idee e poi, spinto anche dal pensiero dell'appuntamento che aveva lì a poco, cercò di fornire ai due rapide ed esaurienti risposte.
"Beh, Bruno frequentava noi del giro; più assiduamente me, Stefano e Marco. Ma, probabilmente, tu vuoi sapere se frequentava qualcuno fuori dal nostro giro". "Esatto". "Beh, non saprei... qualche volta lo abbiamo perso per una settimana o due; poteva incontrare chi cavolo voleva, in quel periodo; non ci veniva mica a chiedere il permesso!"
"D'accordo, ma non lo hai mai visto in giro con gente ... come dire ... in situazioni strane ... non so: uno zio sconosciuto che lo viene a cercare in compagnia ... un tizio che si mette a far domande su di lui... cose del genere, capisci".
Aldo sorrise con aria servizievole e scosse la testa. "Sì, ho capito, ma niente di tutto questo. E non mi ha mai parlato dei suoi problemi personali... o sessuali, visto che me lo stavi per chiedere".
Giorgio annuì, assorto.
"Va bene, Aldo; grazie per l'aiuto e ... auguri per la fanciulla!"
Sorrisi, saluti, banalità e, infine, si separarono.
I due amici erano stati troppo assorbiti dalle risposte del vespista per rendersi conto che, seduto ad un tavolo accanto, vi era un uomo sulla cinquantina con altre persone. Questi si era estraniato dalla conversazione dei suoi compagni ed aveva cominciato a seguire, con estremo interesse, l'interrogatorio di Giorgio, ma senza farsene accorgere.
Giorgio, al volante dell'auto, stava faticando ad uscire dal parcheggio, mentre Gianni lo avvertiva degli imminenti urti con le altre vetture; perciò non notarono l'uomo che stava segnando il loro numero di targa su un'agendina.
Olcese stava rientrando in albergo, intontito dal sole che lo aveva rosolato per tutta la giornata. Aveva desiderato quelle vacanze sognandole per tutto il lungo inverno, vacanze affollate da splendide ragazze, che non aspettavano che lui, sotto un sole sfolgorante capace, finalmente, di asciugargli tutta l'umidità dell'inverno accumulata nelle sue povere ossa.
C'era cascato: quell'estate 77, dopo una mite primavera, si era dimostrata piovosa oltre ogni possibilità di stima. Dopo una settimana di piogge persistenti e ciclo costantemente coperto, era saltata fuori quella splendida giornata; così lui si era recato, finalmente, sulla spiaggia e si era anche preso una magnifica scottatura sulle candide spalle.
La proprietaria della pensione lo aspettava al varco.
"Signor Olcese, le hanno telefonato da Genova. Deve richiamare al più presto questo numero". Gli porse un foglietto.
Olcese lesse il numero e pensò una feroce imprecazione: quel numero, composto con la dovuta esattezza, avrebbe fatto suonare il telefono di un appartamento di via Borgoratti. Quello squillo gli avrebbe permesso di risentire la laconica voce di Men-dolia ed essere, conseguenzialmente, afflitto da problemi di 'bottega', anche durante le sue meritatissime ferie!
Era combattuto tra il comporre quel maledetto numero, causa probabile di grane e fastidi, ed il non comporlo, causa certa di rimorsi e curiosità.
Prevalse, alla fine, il masochismo stakanovista e compose le fatidiche nove cifre.
"Sono Olcese, buonasera ... cos'è successo? ... ah, novità sul caso Spagnolo! ... mi dica, mi dica ... cosa vuoi dire, che non me lo può dire a voce! ... che troverò il rapporto sulla mia scrivania? ... va bene, lo leggerò quando torno ... sì, tra quindici giorni ... cosa vuoi dire urgente, urgente, dite sempre tutti così per rompere i coglioni al prossimo! ... oh, cristo! ... Mendolia, va bene; faccia una cosa, se è così importante ... esatto: me lo manda con una macchina domani mattina ... sì, va bene" sbuffò "le faccio avere la risposta con la stessa macchina ... ma ... no, stavo riflettendo ... il caso è stato archiviato e ... va bene, va bene! Aspetto la pantera per le dieci, domattina ... sì, buon appetito anche a lei, e buona serata!"
Mise giù la cornetta in una nuvola di cattivi pensieri su Mendolia e sulla sua povera madre, responsabile di aver messo al mondo il laconico assistente di Olcese.
L'attesa della macchina da Genova, lo mise in una condizione di spirito tale da non riuscire neanche, maledizione!, a sfruttare la conoscenza di due ridacchianti olandesine, per risolvere il suo problema di 'solitudine notturna'.

================================ Fine modulo 20 =======================================

La mattina successiva, col normale ritardo di venti minuti, finalmente la Giulia arrivò. Olcese non conosceva i due dell'auto che, del resto, lo sottoposero ad una procedura di riconoscimento da far pensare, al commissario, di essere il destinatario della Verità del processo di Catanzaro.
Alla fine, una busta sigillata (e sigillare una busta, per Mendolia, voleva dire renderla inaccessibile a chiunque, destinatario compreso, salvo sottoporsi ad un quarto d'ora di duro lavoro) venne misericordiosamente concessa ad Olcese, che diede disposizioni ai due agenti di aspettarlo nel bar, bevendosi qualcosa e facendolo marcare sul suo conto; 'II missionario, dovevo fare, non il pulotto!' pensò con un mesto sorriso di autocommiserazione.
Nella tranquillità della sua camera, riuscì ad avere ragione della busta in 'appena' dieci minuti e si trovò tra le mani un rapporto, redatto con cura e scritto seguendo ogni disposizione burocratica vigente al riguardo. Lo lesse.
"Io sottoscritto Mendolia Antonio ... Brigadiere del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, faccio rapporto dei fatti a seguito elencati.
II giorno 27 giugno del corrente anno, alle ore 20.50 (circa), trovandomi in compagnia dei signori..., seduto ad un tavolo all'interno del pubblico esercizio, con licenza di spaccio di super-alcolici, tavola fredda e fabbricazione e spaccio di gelati, denominato 'Tonitto Bar-Gelateria'. Al tavolo accanto a quello da me e dai succitati signori occupato, prendevano posto tre giovani, di cui rimando la descrizione a più sotto, uno dei quali veniva interrogato da uno degli altri due in merito a questioni riguardanti la vita privata di tale 'Bruno Spagnolo'. Ipotizzo trattisi dello Spagnolo Bruno deceduto in circostanze non ancora chiarite il 24 maggio scorso. Tale mia ipotesi risulterebbe avvalorata dall'allusione di uno dei due roganti riguardo la "ragazza" (testuale) di tale Bruno a nome Cinzia. I due, infatti, si dichiaravano amici della suddetta Cinzia.
Da notare la coincidenza di detto nome con quello di Righetti Cinzia, accompagnatrice abituale di Spagnolo Bruno. Il colloquio era imperniato su aspetti della vita privata di detto Bruno, con specifica richiesta di chiarimenti relativi ad ipotesi di anomalie sessuali del suddetto"
. Olcese cominciava ad essere incuriosito. Ma cosa diavolo cercava di dirgli, quell'accidente del suo assistente? Non era mai fuori servizio, tra le altre cose? Sempre a rompergli le scatole, quello! Nonostante la curiosità e l'irritazione, tuttavia, il commissario era anche divertito dal pudore del vice: un vago anomalie sessuali invece di un preciso, e probabilmente testuale, 'rapporti omosessuali'. Riprese la inquietante lettura, sperando che i due agenti, giù al bar, non si stessero bevendo i suoi risparmi di un anno.
"L'interrogato, tuttavia, smentiva questa teoria dichiarando, altresì, che detto Bruno "spariva per una settimana o due, ogni tanto" (testuale). Ciò, del resto, concorda con quanto appurato negli interrogatori da me condotti a suo tempo. Alla fine del colloquio, gli interroganti si allontanavano a bordo di una FIAT 128 targata GÈ 591864, intestata a tale Fasolis Roberto residente...
Descrizione dei tre giovani. Preciso che i nomi sono stati ricavati dall'ascolto dell'interrogatorio; potrebbe trattarsi di nomi falsi.
1) L'interrogato: trattasi di Paure Aldo, di anni 20, residente ... da me interrogato durante le indagini riguardanti la morte di Spagnolo Bruno ed indicatomi come suo amico.
2) 'Gianni': età presunta: 27 anni. Di sesso maschile, alto circa metri 1,75, corporatura robusta, capelli neri, colore degli occhi non precisato, carnagione olivastra, viso quadrato, sopracciglia marcate, rettilinee e con tendenza ad unirsi al centro, naso carnoso, bocca regolare con labbra carnose, orecchie regolari, nessun segno particolare, capelli tagliati corti. Voce pacata, discreto accento napoletano. Il succitato individuo ha parlato pochissimo, lasciando la responsabilità dell'interrogatorio al suo compagno.
3) 'Giorgio': (Questi è colui il quale ha materialmente effettuato l'interrogatorio di Paure Aldo) età presunta: 24 anni Di sesso maschile, alto circa metri 1,85, corporatura massiccia... "

Olcese tirò un accidenti: quello era Giorgio Zanelli! Quel cretino si era fatto beccare da Mendolia e adesso lo infilava nei casini più neri! Che stronzo! E doveva averlo detto anche all'amico, al napoletano. Gli venisse un accidente!
"... capelli castani, occhi castano-verdi, carnagione chiara, viso ovale, sopracciglia poco folte, arcuate, naso regolare, bocca regolare con labbro inferiore carnoso, orecchie regolari, baffi tipo 26/B radi tendenti al biondo, lieve cicatrice trasversale al sopracciglio sinistro, altra cicatrice sotto il mento, capelli ondulati, più lunghi sulla nuca. Voce persuasiva, leggero accento genovese.
L'incontro è durato circa nove minuti. Il sottoscritto chiede autorizzazione per procedere in supplemento di indagine al fine di appurare l'identità di tali 'Gianni' e 'Giorgio'. Coglie l'occasione per porgere i suoi più ossequiosi saluti.
Firmato Brig. Mendolia Antonio"

"Porca-puttanaccia-Eva-schifosa-infame-e-boia!" Il commento del commissario, dettato dal cuore, uscì dalla sua bocca come la lava di un vulcano: con infinita spontaneità e violenza. All'urlo belluino gli agenti, che erano al bar tre piani più sotto, sollevarono lo sguardo dalle loro bibite e si interrogarono, tacitamente, sulle cause e la provenienza del tuono umano. Olcese prese un foglio di carta intestata dell'alberghetto e stilò, con grafia nervosa, la risposta all'irreprensibile rapporto del subalterno.
"Caro Mendolia. Ho letto con vivo interesse il Suo rapporto. Mi complimento con Lei per la Sua dedizione al giuramento che Lei prestò illo tempore. La prego, tuttavia, di attendere il mio rientro prima di dar seguito a qualunque Sua iniziativa - rilesse le poche righe e decise che erano troppo blande. - Anzi, glielo ordino!!! -Per ciò NON FACCIA ASSOLUTAMENTE NIENTE E NON FACCIA PAROLA CON NESSUNO DELL'ACCADUTO PER NESSUNA RAGIONE!!! Le auguro buon lavoro (Qualunque altro!).
Olcese, commissario di polizia "

Scese al bar, riconsegnò il rapporto e la risposta ai due agenti, pagò le loro consumazioni ed aspettò di veder partire la Giulia in direzione di Genova. Poi cercò di rintracciare le due olandesine del giorno prima che avevano, nel frattempo, rimediato due accompagnatori più liberi da preoccupazioni. Tirò un accidenti e tornò ad abbrustolirsi al sole.
Giorgio, il giorno seguente, aveva interrogato, con qualche difficoltà, gli altri due amici di Bruno Spagnolo, ma non era approdato a niente di utile: niente che alimentasse le sue congetture sul misterioso amichetto del defunto, per esempio; si sentiva scoraggiato ed un poco depresso. Perciò la sera, quando incontrò Titta, era lontano dall'essere del suo solito umore. La giovane, di cattivo umore anche lei per motivi di lavoro, prese spunto dalla blanda risposta che ebbero le sue avances, per sfogarsi.
"Suppongo che tu sia giù di morale per le indagini". "Mmh" "Ma perché ti vuoi ostinare in questa faccenda così cretina, senza né capo né coda, dopo quello che ti è già successo?" Giorgio cominciava a scocciarsi. "Così." "Come così? Lo fai come passatempo, e allora ti consiglio di cercarne di meno pericolosi, o lo fai per Cinzia? Perché la povera cocchina ha paura e tu, cavaliere intrepido, hai deciso di aiutarla a non fare più brutti sogni?"

================================ Fine modulo 21 =======================================

1a Parte
2a Parte
3a Parte
4a Parte
5a Parte
6a Parte
8a Parte
9a Parte
10a Parte
11a Parte
12a Parte
13a Parte
14a Parte
15a Parte
Home Page
alla Biografia