Here's GENOVA

Diario di Bordo (Prima parte)

Se la vostra masochistica curiosità vi ha condotto sin qui, il minimo che vi possa capitare è avere modo di leggere "Diario di Bordo", il primo libro che ho scritto su un computer (parliamo di un arnese giurassico: il sistema operativo era CP-M e tutta la memoria disponibile era quella fornita da un floppy da 5' 1/4...) ed il primo della lunga lista di quelli che non ho mai pubblicato. A differenza di Sapore di Clinto, scritto in forma di romanzo, questo è una sorta di patchwork: un insieme, una raccolta di brevi pezzi -dalla decina di righe a poche pagine- legati tra loro solo dall'impaginazione e dal fatto che sono mie considerazioni e ricordi su aspetti della vita. Nelle mie intenzioni, Diario di Bordo doveva essere un'istantanea del mondo ripresa da Genova e "scattata" tra il 1991 ed il 92. Purtroppo poi, eventi personali hanno fatto finire il floppy (parliamo finalmente di un floppy da 3", ottenuto da un pc in ambiente DOS stampando il file WordStar del CP-M e digitandolo pazientemente su Word MS) in fondo al proverbiale cassetto; ne è uscita, per prima, la biografia che avete letto -ovviamente aggiornata!- per arruvare fin qui ed adesso,,, beh, leggete questi "articoli" (lasciatemi essere presuntuoso, dai!), così rigrazierete il cielo o di averli potute leggere gratis o di non aver distrutto la reputazione di un povero editore... secondo il vostro giudizio finale...
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alla Biografia
Indice di "Diario di bordo"
1a Parte
2a Parte
3a Parte
4a Parte
5a Parte
6a Parte
7a Parte
8a Parte

PREMESSA DAL TERZO MILLENNIO

ISTRUZIONI PER L'USO 1 & 2

EGO E TELEVISIONE

UNA CITTA', LA SUA GENTE, IL TRAFFICO E LA LEGGE DI MURPHY

VITA CON CAMILLO (1991)

M'HAN VOSCIÜO DI-I

UNA PERSONA CHE NON DIMENTICHERÒ MAI

CERTA GENTE

DUE RUOTE DI LIBERTÀ

CLIMA E VESTIMENTA

ALI!

PESCE, SOLE E COCCOLE

UNA CITTA' PER CANTARE

MONDIALI E CIVILTÀ

CARTOLINA DA GENOVA, CON CANTIERI (ALLORA E 10 ANNI DOPO)

MUSICA E NAJA

I PIÙ AMATI DAGLI ITALIANI (E PARLIAMO ANCHE DI VOLONTARIATO)

 
2a Parte
3a Parte
4a Parte
5a Parte
6a Parte
7a Parte
8a Parte
9a Parte
10a Parte
11a Parte
12a Parte

13a Parte

14a Parte
15a Parte
PREMESSA DAL TERZO MILLENNIO (so che non fa ridere, ma almeno capirete il senso di ciò che ho scritto…)

Questa mia opera, è stata faticosamente vergata sul mio primo computer nei remoti mesi a cavallo tra l'Anno Domini 1991 ed il 1992.
Nel frattempo, molte cose sono cambiate nella mia e nella vostra vita: al di là della scomparsa del nome di alcuni partiti, della fine e dell'inizio di nuove guerre, di cambiamenti vari ed assortiti di maggioranze parlamentari, dell'ascesa di nuove star e della scomparsa -anche fisica, purtroppo- di altre, le nostre vite sono state invase da internet e, forse, da una certa frettolosità di giudizi e di fruizioni.
Come tutti i cambiamenti, questi dieci (e passa!) anni hanno portato cose che condividiamo ed altre che rifiutiamo: ma questa epoca non sarà, all'esame della Storia, né migliore né peggiore delle precedenti e delle successive: sarà solo diversa.
Appassionato di Storia, cerco qui di scattare delle… "fotografie" dei tempi che mi trovo a vivere -con la presuntuosa speranza di provocare aspri dibattiti tra gli archeologi dell'anno 4002…- e dopo circa 10 anni, ho deciso di rimetterci mano (correggendo gli immancabili refusi, levando alcune parti -che vengono trasferite nella sezione FRAMMENTI DI UN'EPOCA PASSATA, a disposizione di chi, tra di voi, ha ancora memoria di quegli anni ed una notevole dose di masochismo-, aggiungendone altre scritte in questo intervallo di tempo e che mi sembrano degne della vostra attenzione) e vedere se riuscirò a divertirvi ed a interessarvi.

 


ISTRUZIONI PER L'USO 1

Il Comandante vi dà il benvenuto a bordo. Vi consiglia di slacciarvi un poco la cintura, di fumare o di bere un cicchetto, se ne avete voglia, e di mettervi comodi: il volo sarà movimentato, con repentini sbalzi di quota e di umore, ricco di avventurose incursioni, drammatici atterraggi, perigliose soste, movimentati scali tecnici, bruschi decolli e, se il vostro stomaco proprio non reggerà, la toilette è in fondo a destra, come sempre.
Chi invocherà lo sbarco prima del termine del volo, perderà i bagagli e le scarpe (se sono belle, in buone condizioni e di taglia 44, possibilmente senza lacci e, sopratutto, da uomo).
Il Comandante ha il diritto divino di celebrare matrimoni, benedire unioni illegittime e dichiarare deceduti (con confisca dei beni) i passeggeri che avessero la ventura di starGli sulle scatole, anche se questi si ostinassero pervicacemente a respirare, muoversi, mangiare, cercare di palpare le hostess o gli steward (secondo sesso e/o inclinazioni personali!): insomma, anche se mostrassero sintomi vitali come qualunque altro passeggero piazzato su un qualunque altro vettore.
Il Comandante, inoltre, dichiara il ripristino dello ius primae noctis, con valore retroattivo di anni dieci. Nel caso un passeggero si presentasse con la legittima consorte sposata da più di dieci anni (e nel caso l'avvenenza della stessa fosse tale da ispirare la sottile, perfida fantasia del Comandante), il matrimonio verrà dichiarato nullo e ricelebrato dallo Stesso, il Quale applicherebbe, poi, lo ius primae noctis di cui sopra.
In un raro momento di magnanimità, il vostro Comandante permette ai passeggeri di rivolgerGli la parola, pur sempre tralasciando il plebeo Tu, il desueto Voi od il borghese Lei, ma solo usando il regale Ella.
Finite le istruzioni preliminari, fatto testamento e sincronizzati gli orologi, tenetevi forte e pregate: si parte!

 


ISTRUZIONI PER L'USO 2

L'importante è stabilire, fin dall'inizio, il tenore dei rapporti col prossimo: io, in realtà sono un buono (a nulla, dicono alcuni che riescono, così, ad attirarsi la mia riprovazione, il mio malanimo e le mie vendicativissime pulsioni omicide). Il pistolotto iniziale serviva semplicemente a levarci dai piedi i sapientoni, i supponenti, i maestri del bel vivere, i "fai come dico ma non dire come faccio!" vari ed assortiti.
Adesso, che ci siamo liberati di una bella massa di rompiscatole, spero che lo spettacolo sia di vostro gradimento, che possiate trovarci abbastanza sangue e sesso per dare una moderata sferzata alle vostre noiose vite, che teniate questo diario fuori dalla portata dei bambini e che, in ultima analisi, vi divertiate.

 

EGO E TELEVISIONE

Sono una persona così normale, in apparenza, che non mi vedreste mai in un programma televisivo, non leggereste mai due righe su di me (neanche un necrologio!), che quando busso ad una porta mi chiedono "Chi é?", io rispondo "Nessuno!" e quelli tutti contenti mi aprono e continuano ad ignorarmi.
Ma... solo in apparenza! In realtà sono un re vestito da straccione, un potente in coda alla USL, un ministro senza portafoglio, neanche il suo o quello di qualche vicino!
Se soltanto voglio (e voglio da matti, che diamine!), so catturare e tenere in ostaggio l'attenzione del mio prossimo a tempo indeterminato. Le mie doti fondamentali sono quattro: una stupefacente bellezza, una straordinaria intelligenza, una sterminata cultura ed un'inenarrabile modestia.
Che poi io lo dico così, come battuta: la gente ride, pensa "ma che simpatico" ed associa l'immagine mentale di me a queste quattro definizioni. Voi direte: e allora? E allora conosco il funzionamento della mente umana e so che la risacca del tempo scarnificherà nei mesi la battuta sino a lasciare l'immagine mentale di me sorretto dai quattro pilastri bellezza/intelligenza/cultura/modestia.
Diceva (purtroppo) bene il dottor Goebbles, ministro della propaganda del terzo Reich: continuate a ripetere le menzogne, la gente prima o poi le prenderà per verità.
Volete una prova? Sacrosanto! Accendete la televisione adesso, in questo preciso istante: nove su dieci vi beccherete uno spot pubblicitario, dove vedrete gente di incredibile avvenenza (c'é il trucco: finito lo spot gli riempiono le tasche di naftalina, li immergono in un vaso di formalina e li richiudono con cura nell'armadio fino al prossimo spot. Perché, voi pensavate davvero di trovarvi Megan Gale gomito a gomito in autobus? Bah...), vivere e muoversi in ambienti di sogno (potenza del cartone verniciato!), o divertendosi in maniera folle, o svolgendo lavori almeno molto gratificanti, facendo (la gente stupenda di cui sopra) sorrisi più fasulli di una banconota da tremilaseicentolire e dicendo, con aria assolutamente convinta, cose così cretine da far urlare un sordomuto.
Però, come dicevano i latini, la goccia scava la pietra e quel bene pubblicizzato, quella vita fasulla si annida come un tumore nella nostra mente (e nei nostri martoriati conti in banca) e ci fa desiderare spasmodicamente le cose che ci vengono "consigliate" e senza le quali avevamo vissuto egregiamente sino ad allora. Siamo, ormai, così condizionati a creder vero tutto ciò che vediamo in televisione che, quando conosciamo una persona, se scopriamo che non ha il cellulare e non guarda la televisione, indietreggiamo spaventati dall'idea che possa essere contagioso…
So che siete iellati: a questo punto, accendendo il vostro 98 pollici, non avete subito l'irruzione di uno stacco pubblicitario, ma bensì quello, ben più deleterio, di un programma di intrattenimento.
Benissimo (si fa per dire): guardate gli intrattenitori, ascoltateli con attenzione e poi rispondete serenamente: sono davvero così più divertenti di voi? (Non voglio suggerire, ma se la risposta è sì, date retta a me: suicidatevi, ne staremo meglio tutti!)
Sappiamo che la vostra iella è galattica: accendendo il vostro megativucolor vi cuccate un telegiornale! La rassegna della mezzacalzetta vestita a festa è davanti a voi: e se a questo punto avete ancora dei dubbi... beh, siete decisamente malpresi!

 

UNA CITTA', LA SUA GENTE, IL TRAFFICO E LA LEGGE DI MURPHY

Vivo a Genova. Ci sono nato, seguendo una tradizione tracciata dai miei genitori, ma adesso che posso scegliere... scelgo Genova!
Sono ferocemente innamorato della mia città, la conosco bene e conosco la gente che ci vive. Di lei conosco pregi e difetti, so cosa tiene qui seicento cinquantamila abitanti e cosa spinge molte persone a cambiare aria.
Mi piace, con grande scandalo per la tipica riservatezza ligure, attaccare bottone col mio prossimo (mai prossimo fu più distante del prossimo a Genova!) e con una battuta, con un commento anche banale mi guadagno per solito una risposta che uso per capire come pensa la gente, per sentirgli... il polso della mente.
Genova è una città sicuramente particolare: risalente ad un migliaio d'anni prima di Cristo, era popolata dai Liguri, una popolazione del ceppo celtico, i quali si sono ferocemente opposti all'invasione dei Romani, anche se dovettero soccombere allo strapotere militare ed organizzativo delle loro Legioni.
Nei secoli è sempre stata, col suo porto naturale, un nodo di traffici mercantili che ha, via-via, assunto sempre maggiore importanza nel bacino del Mediterraneo. Agli albori della civiltà industriale, molti opifici (non ridete! Una volta si chiamavano così!) vennero impiantati da queste parti ed ancora adesso, anche se in via di smantellamento o -come si usa dire adesso- di riconversione, una bella fetta di reddito locale proviene da queste tetre fabbriche.
Molti genovesi (e liguri) si sono guadagnati, con parole ed opere, il loro cantuccio nella Storia, ma non sto ad elencarli tutti perché vorrei restare sotto le mille pagine. In ogni caso, diciamo che senza Genova ed i genovesi, la storia nazionale ed universale sarebbe parecchio diversa, in praticamente tutte le sue branche.
Genova, ovviamente, rispecchia la mentalità tipica delle genti di Liguria, con case ricche, belle, ma più chiuse della nostra pronuncia della e (così diversa dalla e romana, aperta come l'oceano!); viene considerata (Genova, non la e chiusa, zuzzurelloni!) la più inglese tra le città della penisola per due sue peculiarità: il fatto che qui la sua gente è, apparentemente, dedita a farsi i casi propri (ma su questo punto ci torniamo!) e per il cosiddetto understatement, perfida parola della lingua che fu di Sheakespeare, Milton, John Lennon e Paul Gaiscogne il cui significato è, più o meno, scegliere di avere un basso profilo, non apparire. A Genova ci sono persone favolosamente ricche, ma non le sorprenderete mai ad ostentare i propri agi (e, sopratutto, mai e poi mai in una plebea dichiarazione dei redditi: ma qui, tutto il mondo è paese!).
Una Ferrari parcheggiata per strada, per esempio, è evento così raro da attirare, quasi, torme di curiosi degne delle piazze dell'Europa orientale, sia per la rarità del veicolo, sia per cercare di capire come diavolo ha fatto, il conducente, a trovare un buco in una città dove i soliti immancabili, diabolici, fantomatici esperti, hanno dichiarato che mancano i parcheggi per almeno trentamila autoveicoli.
In effetti, su questa riva del mar Ligure, la gente compra le macchine per viverci, immota, negli ingorghi che iniziano dalle settemmezza del mattino per arrivare comodamente alle otto, ottemmezza la sera. Siamo però organizzatissimi: a parte il telefonino, il fax e, chi se la può permettere, la segretaria, su certe auto ho potuto spiare l'esistenza di mobiletti bar, cucine da campo, frigocongelatori da 800 litri, cassetti con ricambi di abiti e biancheria, lavatrici, scomparti per le pantofole e per il pitale, idromassaggi, televisori da 56 pollici con suono stereofonico e televideo ed infine, nel bagagliaio, uno scooter, che è l'unica possibilità di muoversi in una città ingorgata e montuosa, senza chiamarsi Rheinold Messner od avere le ali modello Arcangelo Gabriele.
Nonostante le apparenze, tuttavia, gli automobilisti osservano tra loro le buone regole di un rapporto simbiotico(*): riescono, con lunghi passamano, a far giungere a distanze mirabolanti giornali, panini, bibite, rotoli di carta igienica, commenti sull'assessore al traffico, maledizioni anche molto articolate e così via. E spesso nascono anche rapporti interpersonali: si scambiano nomi, cognomi, numeri di telefono, indirizzi, numeri della patente e dell'assicurazione, insulti... tipo tamponamento, per intenderci.
Il discorso, poi, della gente che si fa i casi suoi, necessita di una precisazione di fondo: a Genova è impossibile fare una qualunque cosa, fuori dalle proprie mura domestiche, senza imbattersi in qualche conoscente; li trovate dappertutto: nel localino simpatico che avete scovato fortunosamente (dopo una specie di caccia al tesoro che ha preso il via dalla vaga indicazione carpita in autobus da un amico del conoscente del cugino della persone che ve ne accenna nebulosamente), nel vostro posto di meditazione in un anfratto sui monti, nella spiaggetta fuori mano dove speravate di poter anche stare senza il vostro morigerato costumino, ovunque voi pensiate di stare senza facce note intorno.
Potete anche essere in uno spiazzo perso sui monti, in macchina con un'amica e con appetitosi progetti di fornicazione (a tal fine avete giurato all'amica in questione che siete l'uomo più libero d'Italia, ancora più libero di Franco Baresi!); state pur sicuri che arriverà il solito conoscente cretino che bramirà tutto contento: "E questa suppongo sia la tua affascinante mogliettina, della quale ci hai tanto parlato!". Il lampo omicida dei vostri occhi farà capire, probabilmente, al vostro conoscente che ha sprecato un'ottima occasione per stare zitto, ma ormai i vostri programmi di fornicazione sono -come si suol dire- del gatto, se proprio non decidete di rifarvi sullo sciocco linguacciuto...
Tutto questo perché Genova è, in fondo, un grande paesone, dove ci si incontra e ci si conosce tutti, salvo poi ignorarsi con un entusiasmo degno di migliori cause.
Riguardo, poi, alla civile usanza del salutarsi per strada, mi capita sovente di essere in giro con conoscenti i quali, dopo aver salutato persone incontrate casualmente, sentono l'insopprimibile necessità di scusarsi della loro... stravagante azione con giustificazioni che sono, alle volte, piccoli capolavori dell'umorismo involontario tipo: "Sai, l'ho salutata perché è una parente della vicina di letto di mia zia che è all'ospedale; non le posso soffrire, né lei né la sua parente, ma non voglio che se ne accorga perché non si sa mai.."
Tipico, poi, incorrere nella sgradevole situazione di incrociare qualche sconosciuto in un passaggio obbligato, per esempio una cabina d'ascensore, e salutare cortesemente: si corre il rischio di essere inquisito con sguardo torvo e la tipica, prudente domanda: "Ma... ci conosciamo, noi?"
Che poi, questo vago senso di paura, nei confronti del prossimo e del nebuloso futuro che ci attende, è un'altra tipica caratteristica di molti liguri: essi hanno la certezza che, se le cose cambiano, è più facile che cambino in peggio piuttosto che in meglio. Tutti i genovesi sono esperti negli effetti pratici della Legge di Murphy, una legge statistica la quale afferma che "Qualora un accidente abbia la sia pur più remota probabilità di avvenire, esso avverrà sempre nel momento peggiore".
Credo di interpretare correttamente la vostra espressione con la necessità di avere da me un esemplino semplice-semplice. Eccovi serviti: avete mai bucato una gomma della macchina in una giornata di sole, davanti ad un gommista aperto? Io, se buco, potete star tranquilli che lo faccio nella notte fra il sabato e la domenica, in cima ad un monte deserto, sotto le prove generali per il diluvio prossimo venturo e, con regolarità impressionante, riuscivo sempre a perdere uno dei tre dadi di fissaggio. Questo parlando della mia vissuta R4 (una macchina così spartana che, all'urlo di "quello che non c'è, non si rompe!", è praticamente indistruttibile). Dopo 14 anni di onorato servizio, ho ceduto ad "una proposta che non si può rifiutare": me l'hanno valutata tre milioni e seicentomila (rottamazione) contro l'acquisto di una Opel Corsa, così adesso perdo solo un bullone su quattro…
Se, invece, foro una gomma della mia motocicletta, non ci sono santi: è sempre quella posteriore, notoriamente più complicata da smontare dell'anteriore.
Tornando un attimo sulla legge di Murphy, dovete sapere che ha tutta una serie di spassosi corollari (spassosi per chi non li deve subire, beninteso!), tipo quello della tenda (Avendo una tenda scorrevole, comandata da due funi, si avrà che le probabilità di azzeccare al primo tentativo la fune che permette il movimento desiderato, sono praticamente uguali a zero), o quello della probabilità di rottura (le probabilità di rottura di un pezzo sono inversamente proporzionali alla facilità ed economicità di riparazione o sostituzione). Uno dei più terrificanti, tra questi corollari, è noto agli impiantisti con la definizione di Legge della gravitazione selettiva, che recita: un utensile, cadendo, finirà certamente dove causerà il maggior danno possibile.
Occhio, gente: Murphy c'è, esiste ed è in agguato nella vostra vita!

(*)Scusatemi, se la trovate una parola difficile: indica una situazione di interdipendenza vitale, tipo l'Attinia che si stabilisce su una conchiglia vuota, occupata da un Paguro che trascina guscio ed animale in giro, mentre l'ospite caccia per entrambi..

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